Considera il ciclo di storie in cui le prime due matriarche, Sarah e Rebekah, cospirano contro i figli maggiori a beneficio dei più giovani. Sarah insiste che Abraham guidi Ismaele, il suo primogenito, e la madre di Ismaele, Agar, nel deserto per morire, per proteggere leredità del figlio di Sara, Isacco. Rebecca dice a suo figlio Giacobbe di ingannare suo padre, lormai anziano Isacco, facendogli una benedizione dovuta a Esaù , Il fratello gemello sempre leggermente più grande di Jacob. Il comportamento delle matriarche è indifendibile, eppure Dio lo difende. Dice ad Abramo di fare come dice Sara, e dopo che Giacobbe prende la fuga da un Esaù infuriato, Dio viene da Giacobbe in sogno, lo benedice e gli dice che anche lui, come Abramo e Isacco prima di lui genereranno una grande nazione.
Alter non cerca di spiegare il paradosso di un Dio morale che autorizza atti immorali. Invece lascia che la Bibbia comunichi la gravità del problema. Quando Abrahamo esita ad abbandonare Ismaele e Agar, Dio comanda: “Qualunque cosa Sarah ti dica, ascolta la sua voce”. Rebecca, mentre istruisce Giacobbe su come vestirsi come Esaù in modo da rubare la sua benedizione, fa eco alla “frase di Dio – ascolta la mia voce” – non una ma due volte nel tentativo di rassicurarlo. Continuando a leggere nella traduzione di Alter, ci rendiamo conto che la parola “voce” (“kol” in ebraico) è una delle sue “parole chiave”, che se solo potessimo riuscire a tenere traccia di tutti i modi in cui viene usata aprirebbe nuovi mondi di significato Nella storia di Agar e Ismaele, il messaggero di Dio dirà ad Agar che Dio li salverà perché ha sentito la voce del ragazzo che piange. E il quasi cieco Isacco riconoscerà il suono della voce di Giacobbe, così che, sebbene suo figlio minore sia davanti a lui con le braccia coperte di pelle di capra (per renderle pelose come quelle di Esaù), ha persino indossato suo fratello “s vestiti (per avere un odore più simile a un cacciatore), Isaac quasi coglie linganno perpetrato contro di lui.
Se le voci aiutano chi sa ascoltarle a penetrare nellillusione, se le voci esprimono o evocano il volontà di Dio, cosa dobbiamo pensare quando Dio dice di ascoltare le voci delle matriarche mentre portano avanti i loro piani nefasti? Che la loro verità è la verità di Dio? Lautore biblico intende implicare che le restrizioni etiche che governano la famiglia e la vita tribale svaniscono di fronte allimportanza di scegliere una persona capace di portare la benedizione alla generazione successiva? Che tipo di messaggio ostile alla famiglia è questo?
Alter non risponde a queste domande, non le solleva nemmeno. Ma permettendoci di vedere di persona come la Bibbia incorpora le sue ironie più acute nel gioco di parole e nella ripetizione, ci offre uno sguardo più completo di quanto ci viene di solito dato della sensibilità oscura e spesso sorprendentemente empia che essenzialmente ha inventato la vita religiosa occidentale. Il grande filologo E. A. Speiser, al contrario, la cui traduzione del 1962 della Genesi offriva la migliore analisi testuale dellepoca, non riuscì né a vedere né a comunicare questa allarmante visione della divinità quando fece dire a Dio ad Abramo “Fai quello che ti dice Sarah”. I traduttori delledizione di Genesis della New Jewish Publication Society non lo hanno notato quando hanno tradotto “leco di Rebecca della frase di Dio” come, prima, “ascolta attentamente mentre ti insegno”, poi, “fai come dico”. (La versione di Re Giacomo conserva astutamente la “voce” dappertutto, anche se non coglie leco di Rebecca; ha Dio che dice ad Abrahamo di “ascoltare” la voce di Sarah ma Rebecca dice a Giacobbe di “obbedire” alla sua.) Alter, daltra parte, sapeva esattamente cosa stava succedendo in questi passaggi. Vide che portavano il lettore direttamente al mistero agghiacciante al centro della Bibbia ebraica. Come scrisse nel 1992, “lelezione divina è esigente e forse crudele destino che spesso implica fare violenza ai legami biologici più intimi. “
Alter, va detto, non è lunico traduttore recente della Bibbia ebraica in sintonia con il suo potere inquietante. Unaltra recente traduzione inglese del Anche Five Books of Moses, pubblicato nel 1995 dallo studioso di studi ebraici Everett Fox, conserva le sue parole chiave e la sua struttura arcaica. Fox rende esplicito omaggio a Buber e Rosenzweig nella sua introduzione, ei suoi “Five Books” sono in qualche modo più fedeli al Ebraico – nella misura massima della sua estraneità – di Alter “s. Ma la traduzione di Alter è migliore. Il suo brillante commento, nelle note a piè di pagina nella metà inferiore di ogni pagina, attinge alle intuizioni dei rabbini e degli studiosi moderni, aggiungendo profondità alle sue letture. E la sua prosa biblica è più fresca e immediata .Fox, che desiderava catturare lintensa auralità dellebraico biblico (originariamente significava, dopotutto, essere letto ad alta voce), così come il denso gruppo di significati portati dalle singole parole, finì per inventare un prolisso, molto sillabato e un inglese pieno di gerundio che può lanciare uno strano incantesimo antico sul lettore ma non ha la splendida lacuna, ciò che Alter chiama “equilibrio e potere” delloriginale. Al contrario, linglese in gran parte anglosassone di Alter – né eccessivamente colloquiale né elaborato, musicale ma diretto – suona come se potesse essere parlato oggi.
Alter inciampa occasionalmente, il più delle volte quando cerca di riprodurre un gioco di parole ebraico in inglese. Ad esempio, per mettere in parallelo il gioco di parole nella storia della creazione che riproduce “adam” e “adamah”, umano e suolo, uneco che trasmette lumiltà delle origini dellumanità, Alter ci fornisce “humus” e “umano”, che è istruttivo ma non felice. Sbagli come questi, però, sono minori se misurati rispetto alla sua consueta sicurezza tattile. La traduzione magistrale di Alter merita di diventare la versione in cui molte generazioni future incontreranno questo libro strano e inesauribile.